Leggerezza e divertimento sembrano essere le nuove inclinazioni dei comportamenti affettivo relazionali. Sempre più persone hanno difficoltà a trovare un partner e soprattutto a mantenere delle relazioni stabili che durino nel tempo. Nell’ultimo ventennio siamo stati spettatori di molti cambiamenti e sicuramente la crisi economica dilagata in Europa, che fino a qualche tempo fa godeva di molti privilegi, ha messo a dura prova le nostre sicurezze interne.
La produzione economica lo sa bene poiché, sfruttando e riproducendo instabilità e precarietà fabbrica nuove tentazioni. Meno privilegi abbiamo, più cresce il nostro bisogno di possedere. Bisogna consumare per essere felici, e soprattutto non bisogna essere mai soddisfatti. Anche il senso che abbiamo del tempo ha subìto una modifica: dev’essere “consumato”. L’annullamento delle distanze e delle attese rende tutto più fruibile e raggiungibile: “lo scopo del gioco del consumo non è tanto la voglia di acquisire e possedere, né di accumulare ricchezze in senso materiale, tangibile, quanto l’eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima.”1
L’esistenza umana, dunque, corre sopra i binari dell’instabilità, della precarietà lavorativa, delle difficoltà relazionali e dei timori per il futuro, generando sempre più angoscia. Le precedenti generazioni non avevano l’opportunità di scegliere, spesso i loro destini era pre-definiti dalle famiglie o dal ruolo sociale, ma la scelta però interpella l’individuo in prima persona, poiché chiama in causa la responsabilità. Bauman definisce etica del disimpegno perché la solidità è una maledizione, in quanto la società chiede all’individuo di essere sempre disposto al cambiamento2. Questo inevitabilmente, si riflette anche nelle relazioni d’amore dove il legame più “comodo” è quello che più riflette facilmente i requisiti di flessibilità e consumo.
Desidero, dal latino, attendendo sotto un manto di stelle.
Il filosofo Umberto Galimberti durante un suo intervento al Festival di Filosofia di Modena nel 2003, propone una variazione dell’etimologia della parola desiderare, cioè desiderantes. Nel De Bello Gallico i desiderantes erano i soldati che stavano sotto le stelle ad aspettare i compagni non ancora tornati. Desiderare quindi, altro non è che attendere sotto le stelle3.
Etimologicamente desiderio deriva dal latino ed è composto da: de-, e sidus, “stella”, letteralmente, “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”, allude più alla distanza tra il soggetto e l’oggetto di desiderio, e al moto dell’anima che li lega, che alla natura dell’oggetto stesso4.
Massimo Recalcati nel Il complesso di Telemaco, mette in evidenza l’homo felix dominato dalla spinta del godimento, che vive nella menzogna di una libertà fittizia: “l’uomo ipermoderno vuole realizzare sino in fondo la spinta a godere al di là del desiderio. La sua questione radicale è: cosa può dare senso a questa vita se non il godere disperatamente fino alla morte? Se non la ripetizione eternizzante del godimento? Non è questo l’imperativo superegoico del nostro tempo? Non è questa la sua perversione di fondo? Godere assolutamente al di là della Legge di parola!”5.
Il capitalismo conosce talmente bene le regole del gioco del godimento da saperle manipolare, comprende quali sono i bisogni delle persone e utilizza ogni mezzo, eliminando i limiti. Tutto e Subito!
Anche nel mondo dell’arte e più nello specifico della Pop Art, gli artisti avevano ben compreso le sorti dell’essere umano nella versione globalizzata del mondo, l’oggetto prende il sopravvento, la quantità è il codice del linguaggio del consumo, la replica degli oggetti, come replica dei bisogni non realmente desiderati.
Relazioni d’amore 2.0
Divertimento e Leggerezza: imperativi del godimento
Divertimento
Etimologicamente divertire deriva da de- allontanamento, e vertere volgere, quindi volgere altrove. Divertirsi è un modo per volgere il proprio sguardo da un’altra parte: distrarsi. Le distrazioni sono importanti, soprattutto in un mondo a volte stressante, impiegare del tempo per i propri sani divertimenti rientra tra gli svaghi della vita. Eppure esiste l’altro lato della medaglia. Nell’era del godimento il divertimento diventa legge, e, riuscendo a imporsi nella relazione intima adulta, anche i comportamenti amorosi subiscono un duro cambiamento. Eva Illouz introduce nel suo saggio Perché l’amore fa soffrire (2013), il termine di fobia da impegno, che esprime il timore di perdere la propria libertà, e sopratutto di perdere la possibilità di ricercare nuovi e migliori possibilità, di poter “consumare” all’interno dell’effimero commercio odierno delle relazioni intime. Mantenere la relazione intima, con tutte le difficoltà diventa quasi un atto sovversivo dei nostri tempi. Secondo Elva Illouz uomini e donne scelgono sempre di più l’ambivalenza, ossia il non scegliere, il lasciare sempre tutte le porte aperte, e quando le relazioni diventano difficili, cioè s’introduce la responsabilità, le s’interrompe6. La ricerca di nuovi partner è dettato da un unico grande imperativo: il divertimento, basato sul proprio piacere personale.
Questa mancanza d’impegno conduce a nuovi tipi di legame, meno impegnativi e orientati all’aspetto sessuale generando tipi di rapporti non definibili, oppure ad amicizie sessuali che nascono in internet dove si chatta, poi ci si incontra, cioè si ci “consuma”, e si sparisce. 7 Questa anoressia sentimentale, come la definisce Ghezzani, è dettata dal timore di affrontare le sofferenze e le delusioni che a volte possono accompagnare la quotidianità della vita di coppia8. Il desiderio si annulla, il consumo diviene un modo per evitare di soffrire, e il divertimento, la lauta ricompensa alle nostre emozioni spezzate.
Leggerezza
Italo Calvino in uno dei suoi aforismi più famosi scriveva: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Eppure il concetto di leggerezza va a braccetto con il divertimento.
Deriva dal latino leviarius, levis e declina il suo significato in diversi ambiti, ponendo però l’accento su qualcosa di volubile, superficiale, incostante, poco giudizioso, distaccato. Leggero non dà fatica, e qui torniamo alla questione della responsabilità e della fobia da impegno, e approdiamo al concetto di liquidità di Bauman. Bauman definisce la modernità liquida cioè, caratterizzata dalla sua mutevole instabilità, dove le relazioni d’amore fanno parte di una costruzione storico sociale, legata alla cultura e alla esigenze del tempo in cui si vive. Quindi la relazione diviene ambivalente perché leggera e flessibile per potersi interrompere con facilità, “uomini e donne disperati perché abbandonati a se stessi, si sentono degli oggetti a perdere, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno, e quindi ansiosi di instaurare relazioni sono al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni stabili, per non dire definitive, poiché paventano che tale relazione possa comportare oneri e tensioni che non vogliono né pensano di poter sopportare e che dunque possa fortemente limitare la loro tanto agognata libertà di… sì, avete indovinato, di instaurare relazioni”9.
Per concludere, il dramma odierno è legato al conflitto tra la solitudine, che l’individuo non tollera, e le difficoltà che riscontriamo nella relazione con l’altro, cercata disperatamente al fine di evitare quella sensazione di vuoto incolmabile. Secondo Lipovetsky10 abbiamo lasciato la società moderna per entrare in quella post moderna dove l’individuo è assolutizzato. Con il concetto di narcisismo riusciamo a semplificare ancora di più questo modus vivendi: apprendiamo nuovi valori sociali governati dal vuoto cioè dall’assenza d’ideale, si può vivere anche senza uno scopo ben preciso, tutto è ammesso, nulla scandalizza.
Brano consigliato per la lettura
1 Bauman Z. (2008), Modus vivendi: inferno e utopia del mondo liquido, GLF editori, Laterza.
2 Bauman Z. (2005), Vita liquida
3 Colombini al Festival della filosofia 2003
4 “Desiderio” in Enciclopedia Treccani
5 Recalcati M. (2013) Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Feltrinelli, Milano.
6 Illouz E. (2013), Perché l’amore fa soffrire, il Mulino, Bologna.
7 Cianconi P. (2011), Addio ai confini del mondo. Per orientarsi nel caos postmoderno, FrancoAngeli, Milano.
8 Ghezzani N. (2012), La paura di amare. FrancoAngeli, Milano.
9 Bauman, Z. (2006) Amore liquido, Editori Laterza, Roma-Bari.
10 Lipovetsky G. (1995) L’era del vuoto, Luni Editrice, Milano.
Foto 1: protesta di alcuni studenti della suola d’arte di Sao Paulo, Brasile dal nome “Blind Ones”.
Foto 2: Foto di Sara R. Timpanaro, 2016 Provincia Meccanica